Lingerie poetica con filati di parole
Sono un’artista romana amante di vecchi libri e della carta in genere. La mia è una arte non solo estetica, ma anche etica, che tenta di spingere lo spettatore a interrogarsi non soltanto verso tematiche che riguardano le donne che subiscono violenza, ma anche verso ogni ingiustizia sociale, verso gli emarginati, verso l’introspezione sia psicologica che spirituale. Con uno sguardo fisso sulla realtà, alla ricerca di risposte. Anche se forse non c’è mai una giusta risposta, forse una giusta domanda. Costruisco le mie cartose opere “Indumenti poetici” con ciò che viene rifiutato, inutilizzato: vecchi libri riciclati, destrutturati e ricreati, che utilizzo come metafore poetiche, visioni da indossare per descrivere la realtà, anche quella più dolorosa: simboli visivi, archetipi umani, che ci accompagnano nel nostro difficile viaggio terreno e spirituale. Strappi come cicatrici, che diventano feritoie da dove la luce illumina e custodisce preparandoci per nuove fioriture, La mia arte è soprattutto sperimentazione. Mi ritengo una ricercatrice dell’arte. Non riesco mai ad adagiarmi sul risultato, perchè sento subito l’urgenza di ricominciare e imparare di nuovo e sperimentare ancora qualche altra cosa che non conosco. Riuscire a definirsi e collocarsi in poche battute è come ridurre l’universale in un piccolo particolare. Vorrei definire la mia arte come una pratica spirituale, una ricerca alchemica in cui trasformo la materia in pur spirito in continua evoluzione.
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